Considerato da molti il secondo grande fallimento dopo gli schermi 3d, scomparsi praticamente all’istante. La VR fatica a trovare la sua identità, un po’ per i costi, un po’ per la relativa gioventù della tecnologia ancora molto acerba, e un po’ per uno scarso interesse degli utenti verso questo tipo di, forse accessiva, immersione.
Ed ecco che anche il mondo dei suoi fondatori sembra cadere a pezzi con il CEO del celebre Oculus, società diventata famosa proprio per i suoi visori VR e acquistata da Facebook nel 2014, abbandona la nave a causa di screzi interni e di una visione differente del suo progetto tra lui, e il pericolante colosso blu. Il problema di fondo sarebbe legato alla visione di Facebook che punta a visori autonomi, molto meno potenti di quello che vorrebbe Iribe, e ben differenti nel loro utilizzo. Diciamo che l’idea di Facebook è quella di una introduzione graduale della tecnologia dedicata a un mondo molto casual e generico, mentre il creatore di Oculus vorrebbe spingere la VR in una direzione fantascientifica di creazione di vere e proprie realtà virtuali credibili e mondi da esplorare e dove fare esperienze mai viste. I sogni però sembrano infrangersi con l’abbandono del genio della tecnologia. Secondo voci più recenti Oculus rift 2 si farà comunque, questo non toglie che il mondo VR sembri per il momento una materia da accantonare, un materiale molto azzardato su cui investire e che vedrà forse la sua grande esplosione, ma non nell’immediato.
L’eccessiva macchinosità dei dispositivi, oltre a una certa reticenza nei confronti di caschi e strumenti vari, sembrano aver azzoppato in partenza Oculus e tutti i suoi simili, con solo qualche piccola soddisfazione ottenuta da Sony con la sua PS VR, potente per quanto riguarda il parco titoli, ma di scarso livello sotto il punto di vista tecnico.