Altra operazione di pulizia nel mondo dei social network, questa volta tocca a Twitter che sospende 284 account, molti dei quali sembrano originati in Iran, soppressi per “manipolazione coordinata”.
L’annuncio segue quello dell’altra operazione svolta questa volta da Facebook che ha eliminato 652 profili considerati falsi e implicati in operazioni di propaganda legate alle elezioni USA.
Una questione più seria di quello che sembra. I social infatti sono diventati rapidamente un mezzo di diffusione di idee politiche, facilmente sfruttabile da organizzazioni e soprattutto stati. Il regno dei social media si trasforma così nel vero territorio di una guerra segreta che verte a influenzare le elezioni mondiali a favore di questo o di quel candidato a seconda della loro posizione nei confronti di determinate nazioni o di grandi compagnie (come la stessa Google, lo stesso Twitter o lo stesso Facebook).
Una situazione che sovverte radicalmente i normali mezzi democratici e che mette gli stati di fronte a un difficile quesito.
Le innocenti fake news nate prima come semplici click bait per realizzare somme di denaro, si sono rapidamente trasformate in potenti mezzi di disinformazione dal costo estremamente limitato. Non serve infatti un capitale per dar vita a centinaia di falsi account, bastano poche migliaia di euro, o ancora meno e un team ben organizzato.
Il mondo social sta cambiando e questa tematica, per certi versi, sembra cruciale per la sopravvivenza dei social come li conosciamo e del futuro della libertà sul web. Un lotta serrata a questo tipo di profilo potrebbe portare infatti anche all’eliminazione di semplici aggregatori di news indipendenti e di creatori di contenuti critici verso la società.
Una situazione complessa che mostra ancora una volta quanto fragile sia il mondo della rete che si affaccia proprio adesso alla rivoluzione dei big data e degli open data, senza però una infrastruttura abbastanza solida per reggere il cambiamento.