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Abel è un, a tratti inquietante, robot umanoide realizzato dai ricercatori del Centro di Ricerca ‘E. Piaggio’ dell’Universita’ di Pisa assieme a Biomimics di Londra. Un vero e proprio replicante che somiglia in modo incredibile a un reale umano, dotato di una AI avanzata che riconosce i sentimenti.

Un progetto che ci fa correre a Blade Runner e ai limiti della tecnologia.

Abel, viene descritto come un robot umanoide sia sotto l’aspetto estetico sia comportamentale. Un robot che somiglia a un umano reale ed è capace di interagire con il mondo reagendo in modo naturale.

Un robot sociale che pone importanti interrogativi sullo sviluppo di questo tipo di macchine, se sia giusto o meno e se servano forse dei limiti prima di creare veri e propri replicanti come abbiamo visto in opere di fantascienza del passato e del presente.

Abel è capace di analizzare il suo interlocutore, leggendo i suoi comportamenti e reagendo di conseguenza.

Il robot è capace di fare ragionamenti deduttivi di capire le relazioni causa effetto, cercando di comprendere se è stato lui a causare quella reazione.

Una prima forma di essere umano cibernetico, che apre a dilemmi etici a non finire. Per quanto simulata infatti, la personalità di questi robot, li espone a violazioni dei diritti e ingiustizie. Un terreno sottile dove al momento sembra che non ci siano limiti legali e che difficilmente, anche ci fossero verranno rispettati.

L’idea è quella di usare un robot del genere per interagire e comprendere pazienti con Alzheimer e altre malattie.

Quello che vediamo nella pratica però, è un avanzamento della robotica e delle AI senza precedenti, che ci proietta in futuri interessanti, ma anche inquietanti, dove il confine tra uomo e macchina si fa sempre più sottile, fino a rendere difficile distinguere uno dall’altro.

Abel è senza dubbio un miracolo della tecnologia. Resta da capire però se la robotica e le AI siano davvero la strada da percorrere.


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