Secondo gli USA:
“Una ‘digital tax‘ è discriminatoria per sua natura e la tassazione internazionale è complicata. Ma se si vuole imporre una tassa sulle nostre società, considereremo tasse sulle case automobilistiche”.
Parla così il segretario del Tesoro statunitense, Steven Mnuchin:
“Avremo conversazioni private su questo tema, e ne parleranno il presidente e Boris così come fatto con Macron”.
A quanto pare, il governo USA non ha gradito il progetto di web tax che colpirebbe le sue aziende del web.
“Abbiamo rifiutato qualsiasi marcia indietro o sospensione della tassa”, ha spiegato dall’altra parte Le Maire. “Il Parlamento francese l’ha votata e resta in vigore. L’alternativa a un compromesso costruttivo è la guerra commerciale. E una volta che questa è dichiarata, è molto difficile uscirne”.
La web tax, andrebbe infatti a colpire le principali aziende della Sylicon Valley, quei colossi del web e del mondo tech che da anni utilizzano l’assenza di una legislazione chiara per guadagnare cifre enormi.
“Pagare le tasse e’ un atto di giustizia, ce lo hanno anche insegnato gli americani”, commenta invece Sassoli dopo l’incontro a Davos con il ceo di Apple, Tim Cook.
Una situazione delicata che vede, per la prima volta, l’Europa tentare di risolvere la questione della tassazione alle grandi realtà tech.
Nel mirino ci sono in particolare Google, Amazon, Apple, così come Uber e altre realtà.
Aziende che da sempre rimangono in un regime di tassazione criticato dai paesi dove operano ma dove legiferare è davvero complesso.
Colpire queste aziende, significherebbe però introdurre dei dazi, così la pensa l’amministrazione USA, con conseguente attivazione di contromisure che, nel caso della Francia potrebbero colpire duramente il mondo auto.
Resta da vedere in che modo i negoziati proseguiranno e come, l’Europa potrà trovare una soluzione alla tassazione ai colossi del web, senza però attivare un sistema di dazi e il rischio di una guerra commerciale.
