L’apertura degli Open Data non personali, e la commercializzazione degli stessi potrebbe essere davvero una delle occasioni economiche più promettenti. In molti si domandano quanto sia il valore effettivo di una simile manovra.
Si tratta di un enorme mercato dai risvolti imprevedibile che sembra già aver messo in fibrillazione gli organi europei così come le aziende di fronte alla possibilità della nascita di un panorama totalmente nuovo in grado di muovere centinaia di miliardi di Euro.
Le tesi contrarie, specialmente all’interno del nostro paese parlano però di elevati costi legati all’aggiornamento degli enti e alla possibilità pratica di adeguare l’Italia ai livelli europei.
Produrre Open Data infatti necessita strutture e preparazione del personale paragonabili a quelle che si sono sviluppate e in numerosi anni per aggiornare il mondo attuale alla rete.
Il paragone più evidente che viene fatto sia, sulle prospettive di crescita e e valore, che per quanto riguarda gli ostacoli a cui si va incontro, è proprio quello di internet.
Prima del suo arrivo era difficile, se non impossibile prevedere il valore che avrebbe preso la rete. Il mondo degli Open Data, se pur meno massificato e appetibile della rete aperta, è un elemento che può potenzialmente trasformare le informazioni in prodotti di un valore, gli Open Data anonimi in mano ai governi europei potrebbero così trasformarsi in una gigantesca valuta di scambio in grado di accrescere la potenza economica dell’Europa stessa, uno dei cuori del consumo mondiale.
Inoltre gli Open Data non hanno solo una appetibilità sotto il punto di vista della creazione di prodotti ad hoc, sono anche merce interessante per partiti politici, organizzazioni di vario genere e per tutti quegli innovatori che vorrebbero sfruttarli non a fini di lucro, o semplicemente a fini di lucro ma con l’intento di creare semplificazioni e innovazioni in grado di migliorare la vita comune.
