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Norman Reedus ha lavorato a lungo a fianco di Hideo Kojima durante lo sviluppo di Death Stranding.

L’attore, già presente nel poi abbandonato Silent Hills ha parlato di un’esperienza incredibile.

Lavorare allo sviluppo del gioco che promette di rivoluzionare il mondo dei videogiochi, non è stato facile per l’attore che ha dovuto scoprire nuove tecniche come quella del Motion Capture.

“Abbiamo girato in un paio di posti diversi: in California in alcuni punti, mentre il materiale per il riconoscimento facciale è stato raccolto a New York, dipendeva da dove mi trovavo”, ha raccontato Reedus. “Alcune sessioni erano insieme a Mads Mikkelsen, altre con Lea Seydoux e altri attori presenti nel gioco. Ti mettono quei punti sul viso, che richiedono un sacco di tempo – e il doppio del tempo per toglierli – e indossi questo minuscolo abito molto rivelatore e imbarazzante. Hai una videocamera montata su un casco con un braccio che sporge sulla parte anteriore. Ogni volta che dovevo baciare o abbracciare qualcuno le nostre teste si scontravano”.

Dettagli interessanti quelli che Reedus racconta che mostrano l’approccio alle tecniche di registrazione virtuali, per certi versi il futuro dei videogiochi che potrebbero puntare sempre di più a cast di attori proprio come avviene con serie tv e Cinema.

“A volte c’erano gli altri attori. Molte volte invece eravamo solo io e Hideo”, continua Norman raccontando l’esperienza vissuta nel corso della realizzazione di un prodotto così particolare.

“C’era questa bambola di plastica per terra e voleva che la cullassi e mi comportassi come se fosse morta. Quindi mi chiedeva di agire come se fosse viva. Poi dare di matto perché c’erano impronte di mani ovunque. Poi ti dice di immaginare che ci siano migliaia di balene morte di fronte a te, e tu dici ‘cosa?!’. La sua mente è su un altro livello. È un genio tra i geni”.

“Dopo un po’ abbiamo superato la barriera linguistica. Molte volte un regista ha in mente come andrebbe girata una scena e avendola pensata molto nella sua testa se gli proponi qualcosa di nuovo è come se andasse in corto circuito. Non c’è spazio per l’interpretazione. Hideo è esattamente l’opposto. Quando dici che forse dovresti fare una cosa in un certo modo, lui la accetta. È una mente collaborativa. Vuole percepire quello che pensi. Se non dici niente penserà che probabilmente c’è qualcosa che non va in te. È molto divertente lavorare con lui. Se mai dovesse realizzare un film o qualcos’altro sarei lì in un baleno”.

Kojima, ha da sempre ambizioni cinematografiche espresse nei suoi incredibili trailer e nelle animazioni dei suoi giochi.

Un film di Hideo Kojima potrebbe davvero dare uno scossone al mondo del Cinema.

In realtà però, è proprio nel videogioco e nel gameplay che Hideo ha trovato la sua espressione più totale, basti pensare ai capolavori sfornati e alla qualità puramente ludica che raggiunge un’opera come Metal Gear Solid V: The Phantom Pain.


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