Facebook, dopo una fase di sperimentazione negli Stati Uniti, annuncia il suo sistema di tracciamento del coronavirus.
La questione delle app di tracciamento è molto discussa nel mondo, lasciarla nelle mani di un social network, con precedenti per falle e leak di dati degli utenti, sembra però davvero una mossa a dir poco azzardata.
“Comprendere come si sta diffondendo il Covid-19 è fondamentale per i governi locali e la sanità anche per decidere quando è sicuro riaprire. I dati se usati in maniere responsabile possono essere d’aiuto per rispondere alla crisi”: parla così Mark Zuckerberg che si unisce così al progetto ‘Data for Good’.
Un progetto che ha previsto una serie di questionari ai quali, almeno ufficialmente, Facebook non ha avuto accesso se non per inviare direttamente ai ricercatori.
I dubbi sono tanti, soprattutto quando parliamo di un’azienda, non nota per la filantropia, quanto per la ricerca del guadagno sulla privacy degli utenti. Sempre secondo Zuckerberg, i ricercatori “stanno ricevendo circa 1 milione di risposte alla settimana negli Usa e i risultati sono promettenti. Indicano ad esempio che in alcuni sobborghi di New York dal 2 al 3% delle persone sta manifestando sintomi simili a quelli del Covid-19”.
Ed ecco il piano che fa preoccupare chi, fino ad oggi, ha difeso il diritto alla privacy degli utenti.
Basti pensare alle multe milionarie che Facebook ha ricevuto negli ultimi mesi, e delle diverse indagini, alcune delle quali ancora in corso.
“Il prossimo passo – spiega ancora Zuckerberg- è iniziare questi sondaggi a livello globale da questa settimana. Questo ci consentirà di espandere le mappe dei sintomi per fornire dati regione per regione in quasi tutti i paesi del mondo in cui opera Facebook”.
La presenza di aziende come Facebook, che già operano da anni profiling, (anche violando diverse norme di privacy) all’interno di un sistema delicato come quello della lotta al coronavirus, sembra più uno spauracchio che una buona notizia.
La speranza è che le normative sulla privacy possano avere la meglio sulla fame di dati di aziende come quella di Zuckerberg.
Se fino ad oggi Facebook e le sue app sono state messe in discussione per falle e violazioni, questo potrebbe infatti accadere anche nel caso dalla lotta al coronavirus.