Facebook abbandona il riconoscimento facciale, discussa tecnologia utilizzata per anni su foto e video della piattaforma.
La compagnia, che si prepara a un cambio di nome e di progetto ha spiegato di voler smettere di sfruttare la tecnologia che permette di riconoscere e accreditare le foto direttamente analizzandole.
“Nelle prossime settimane chiuderemo il sistema Face Recognition su Facebook”, spiega la novella Meta. “Continuiamo a ritenere la tecnologia del riconoscimento facciale uno strumento”.
L’utilizzo di questa tecnologia sta però destando degli allarmi, che hanno spinto l’azienda di Zuckerberg a cambiare strada.
A preoccupare è anche la mancanza di una legislazione chiara. Facebook sembra mettere le mani avanti per evitare altre multe e altri problemi.
Nel frattempo la compagnia spinge sempre di più sul nuovo progetto Meta, un rebranding che vuole trasformare Facebook in un hub virtuale che integrerà realtà virtuale e aumentata, creando di fatto un metaverso.
Il metaverso è la moda del momento, la mossa di Facebook era forse stata anticipata nel mondo tech, tanto da aver visto nascere come funghi metaversi di ogni genere, molti dei quali legati alla blockchain.
Sembra comunque che Meta, si stia preparando al mondo che verrà, anticipando sui tempi altre compagnie che potrebbero avere progetti simili.
Sembra infatti che gli incubi fantascientifici del passato, siano pronti a diventare realtà, con un mondo dove realtà e simulazione sono destinate a mischiarsi sempre di più e una presenza ormai estrema della tecnologia nelle nostre vite.
I mondi ibridi e virtuali, potrebbero diventare una fonte di denaro incredibile per chi saprà sfruttarli, affermandosi fin da subito sul mercato.
Meta sembra non voler essere da meno, e ha già iniziato a spingere i suoi progetti, anche in perdita, per arrivare pronta alla grande abbuffata delle realtà virtuali.
Il rinnovamento, sembra passare anche dalla disattivazione del riconoscimento facciale. Facebook deve infatti riconquistare la fiducia dei suoi utenti per prima cosa.
