La Camera americana chiede di sentire direttamente Jeff Bezos nell’ambito dell’indagine antitrust in corso su Amazon.
Si tratta di un salto di qualità per l’indagine dell’antitrust in corso negli USA dove, aziende come Facebook, Google, Amazon, Apple vengono al momento scandagliate dall’antitrust.
Questa volta si chiede a Bezos stesso di rispondere alle accuse di abuso di mercato, di carenze nel trattamento dei lavoratori nei magazzini oltre alla penalizzazione delle piccole aziende.
Accuse pesanti che potrebbero mettere in seria difficoltà il miliardario proprietario di Amazon che, assieme agli altri esponenti dei colossi del web e dell’ecommerce si trova per la prima volta a fare i conti con una indagine massiccia.
Jeff Bezos non è il primo ad essere sentito dal congresso, prima di lui sono stati già interrogati Tim Cook di Apple e Mark Zuckerberg di Facebook.
L’inchiesta non si è fermata, nonostante l’emergenza coronavirus, e potrebbe, per la prima volta, mettere in difficoltà Amazon, proprio per la gestione dell’azienda, il trattamento dei dipendenti e il sospetto di abuso di posizione dominante.
Anche una multa, non sarebbe però un grosso problema per la società che, proprio grazie al periodo che stiamo vivendo ha visto una crescita del 26%, pari a 75,5 miliardi di dollari, sopra le attese degli analisti e pari a circa.
Un boom incredibile e inevitabile dal momento che gli acquisti online sono cresciuti a dismisura proprio in questo periodo di quarantena e dato il rischio di recarsi in negozio, quando possibile secondo le leggi.
La richiesta del congresso potrebbe dare inizio a un cambiamento e interrompere l’egemonia delle grandi aziende del web.
Compagnia che hanno molti pregi, ma anche enormi difetti e che, a quanto pare, hanno approfittato della loro posizione per utilizzare strategie sleali nei confronti delle piccole imprese e delle altre aziende.
L’attenzione del congresso è molto alta, basti pensare a come, negli ultimi mesi, le richieste di indagine siano arrivate da parte di quasi tutti gli stati USA.
Senza dimenticare le multe salate che anno già colpito Facebook anche in Europa.